Nasce oggi una rubrica dedicata a donne straordinarie dell’Islam.
Ogni mese parlerò di una figura femminile alla quale sarà dedicato l’articolo del venerdì.
Febbraio è dedicato a Fadwa Tuqan una delle voci più note della poesia palestinese. Nelle sue opere letterarie ha trattato della lotta del suo popolo, l’Intifada, la sofferenza e le atrocità della guerra, ma sopratutto ha dato voce alla condizione femminile nel mondo arabo.
Pur non trattando direttamente nelle sue opere il tema dell’emancipazione femminile, lei stessa è un vivido esempio di donna emancipata e impegnata; la sua poesia è dedicata alla patria occupata, riflettendo così lo spirito dei nostri giorni. È pronta a combattere le ingiustizie del proprio tempo e si occupa non solo di problemi personali ma anche di quelli della scena sociale e politica che la circonda.
Come molte scrittrici del Novecento la Tuqan, pur rimanendo una poetessa romantica e gentile sempre protesa verso l’amore e la spiritualità, è alla costante ricerca di una serenità interiore che non riesce mai a raggiungere perché sopraffatta dalla tristezza, anche quando la felicità dovrebbe farle dimenticare gli affanni. In lei albergano sentimenti a volte contrastanti, per esempio tenerezza e passione. Come poetessa dà il meglio di sé quando esprime l’amore che la lega al suo popolo e lo sdegno verso coloro che ritiene responsabili della loro tragedia.
Fadwa Tuqan nasce nel 1917 a Nablus, in Palestina.
Nel 1952 viene pubblicata al Cairo la sua raccolta di poesie “Sola con i giorni” in cui tratta i temi della solitudine e dell’angoscia, sempre presenti nella sua poesia introspettiva che analizza minuziosamente i sentimenti. Viaggia a lungo e soggiorna in Svezia, a Mosca e in Cina. Durante la permanenza a Stoccolma conosce il poeta italiano Salvatore Quasimodo che si trova lì per ricevere il Nobel per la poesia. L’incontro con il giovane poeta italiano le ispira una delle sue poesie più belle “Non venderò il suo amore” da cui sono tratti i seguenti versi:
Non eravamo in un luogo solitario ma le armoniose parole che mi bisbigliasti
“I tuoi occhi sono profondi e tu sei bella”
Erano cariche di desiderio
I tuoi occhi pieni di invito e d’ansietà.
Io, o poeta, nella mia cara patria
Ho un innamorato che aspetta il mio ritorno.
È del mio Paese
E tutte le ricchezze del mondo, le stelle luminose e la luna
non mi faranno perdere il suo cuore
o vendere il suo dolce amore.