Qasim Amin nacque ad Alessandria (Egitto) nel 1863 da madre egiziana e padre di origine turca: la sua famiglia si stabilì a Il Cairo dove Qasim si iscrisse alla scuola di diritto.
Qasim Amin morì ancora giovane nel 1908 senza avere la soddisfazione di vedere realizzate le riforme a favore della donna araba per le quali aveva combattuto.
Durante il suo soggiorno a Parigi, dove si trasferì per completare i suoi studi, grazie ai suoi contatti con un ambiente nettamente orientato verso il progresso socio-culturale e forse anche, secondo certe fonti, sotto l’influenza di un legame sentimentale con una giovane francese, maturò la convinzione che era necessario sensibilizzare l’opinione pubblica in Egitto e nel mondo arabo in generale, su uno dei problemi più urgenti: l’elevazione delle condizioni di vita della donna.
E’ evidente che il tentativo di riforma in questo campo implicava un acceso scontro con le correnti tradizionaliste del Paese, nemiche di qualsiasi le novità.
Qasim Amin cercò di raggiungere il suo obiettivo utilizzando non solo la dialettica giuridica e i suoi meriti di uomo di legge, ma fornì anche le argomentazioni di carattere sentimentale e morale al quale il suo animo era predisposto.
La sua azione fu tesa ad assicurare alla donna una situazione sociale più degna attraverso l’istruzione e l’uguaglianza dei diritti con l’uomo, l’abolizione del velo e la revisione dello statuto matrimoniale con la soppressione di poligamia e ripudio.
La resistenza del conservatorismo egiziano fu talmente tenace che solo verso il 1922, un quarto di secolo dopo la pubblicazione di “Tahrir al-Mar’a” (“L’emancipazione della donna”), e solo nelle classi elevate, fu ammessa la soppressione del velo e nel 1925 fu creata la prima scuola secondaria per ragazze con un programma e materie simili a quelle delle scuole maschili.