Prima di analizzare il movimento teologico al femminile, è utile far luce su alcuni concetti e su alcune questioni terminologiche.
ISLAM deriva da ASLAMA cioè SOTTOMETTERSI.
SHARI’A legge divina: la retta via da percorrere. Non è solo diritto religioso ma anche politico. Reati che si rifanno sempre alla Shari’a: furto, omicidio, lesioni personali, rapporti sessuali illeciti o calunnie sullo stesso tema, brigantaggio, consumo di bevande alcoliche.
Non nasce di per sé da un corpus di leggi rivelato pronto all’uso ma prende corpo dallo studio delle fonti, Corano e Sunna (fondamentali).
Le fonti dell’Islam sono: il CORANO, la SUNNA, l’IJMA’ e il QIYĀS
Il CORANO, fonte suprema della religione e del diritto, è per i musulmani la diretta e letterale parola di Dio, rivelata al profeta Muhammad per mezzo dell’Arcangelo Gabriele. È scritto in lingua araba e si compone di 114 Sure e di 6.236 versetti.
La rivelazione è avvenuta tra il 610 e il 623 d.C.
La SUNNA, che significa Tradizione, è l’insieme dei racconti o detti o fatti attribuiti a Maometto; potremmo quindi definirla l’insieme di regole fondate sulle parole, sulle azioni e sui taciti assensi di Maometto inviato di Dio, ma nello stesso tempo essere umano e non divino. Capo politico e militare, guida sociale, il Profeta è un modello per tutti i fedeli che sono tenuti a seguirne le orme.
IJMA’, terza fonte del diritto significa “consenso”. Si riferisce alle tesi dei grandi giuristi, dei dottori della legge cui si deve fare riferimento per ogni questione controversa.
QIYĀS (ragionamento per analogia) è la quarta fonte del diritto dopo Corano, Sunna e Ijma’.
Qiyās: ragionamento analogico, si basa sul presupposto che vi sia una somiglianza tra due casi per cui sia logico applicare al caso nuovo la stessa regola applicata al caso originario.
Non è facile definire la posizione che la donna islamica assume e ha assunto nel corso dei secoli all’interno della società. Infatti il Corano viene interpretato in molti suoi passi in modo differente dai modernisti, dai tradizionalisti e dai fondamentalisti.
Non tutti i Paesi islamici sono conformi alla stessa corrente di pensiero, quindi la stessa condizione della donna varia da Paese a Paese. Non solo, varia anche in base alla condizione sociale a seconda all’ambiente da cui la donna proviene o vive. Bisogna considerare che spesso per alcune etnie-gruppi di persone ancora legate al periodo preislamico dove prevalgono tradizioni popolari che in molti casi sono precedenti la formazione dell’Islam.
CINQUE PILASTRI DELL’ISLAM:
- “Shahada”: attestazione di fede, attesto che non c’è altra divinità se non Allah e Muhammed è il suo profeta
- “Salat”: preghiera: 5 preghiere obbligatorie in 5 momenti diversi della giornata
- “Zakat”: elemosina (purificatrice): da versare almeno una volta nel corso dell’anno lunare musulmano
- Ramadan: digiuno del mese di Ramadam: digiuno senza cibo né liquidi dall’alba al tramonto né atti sessuali né atteggiamenti di odio; ha frequenza ciclica
- Hag Pellegrinaggio alla Mecca: della durata di 3 giorni da fare almeno una volta nella vita per tutti quelli in grado di affrontarlo fisicamente ed economicamente.
BIBLIOGRAFIA:
La Sharì’a e il mondo contemporaneo, di Valentina M. Donini, Deborah Scolart, Carocci editore Studi Superiori